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La storia de Le strade del Mediterraneo.

Il progetto “Le Strade del Mediterraneo” nasce nel 2013 da un’idea del cantautore Mattia Stirpe (Voce e chitarra), che accompagnato da Valerio Camplone (Batteria e cori), Marco Petta (Chitarra acustica), Andrea De Felicibus (Basso), Mario D’Amario (Fisarmonica) e Walter Manieri (Chitarra) danno vita ad una realtà davvero interessante sul territorio abruzzese.

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Il gruppo pop/folk, nato dall’ amore per il cantautorato, ha già inciso due Album: “Quando gli asini voleranno” nel 2014 e nel 2016 “MontDerSud”e stanno già lavorando al prossimo lavoro discografico.

La band è composta da ottimi musicisti: il sound è molto ricercato, nessuna sbavatura, tutti gli strumenti sono in perfetta armonia, gli arrangiamenti dinamici e complessi mettono al centro la chitarra acustica e si arricchiscono, di volta in volta, anche di strumenti più particolari

Le storie che Mattia racconta nei suoi testi, all’ insegna della semplicità e dell'allegria, diventano il punto di forza della band: prendono cosi vita dei brani particolarmente originali, che già al primo ascolto, vengono apprezzati dal pubblico per la capacità di trasmettere sensazioni piacevoli di spensieratezza.

I ragazzi della band hanno maturato una grande esperienza con numerosi concerti in giro per l’Italia e "spalleggiando" nomi noti nel panorama musicale Italiano (Bandabardò, Lo Stato Sociale, Perturbazione, NoBraino, Daniele Groff, Diodato ) riuscendo cosi a confrontarsi e a crescere fino a trovare una loro identità musicale davvero unica e personale, infatti dimostrano di avere le idee molto chiare su quali sono i loro obiettivi: in primis quello di non piegarsi alle “regole” di mercato.

Conosciamo meglio la band con questa intervista a Mattia Stirpe, frontman della band:

Come nasce il nome della vostra band?

Il nome nasce perché, nel 2014, avevo già ideato qualche testo e musica e avevo la voglia di "raccontare" storie di vari personaggi dislocati in diversi posti che amo "Spagna (Pedro il pescatore), Francia (Foulard),Grecia ecc"; tutto questo ci ha dato l'input per poter immaginare appunto questo nome per la band, dove si svolgevano i miei racconti , il mediterraneo.

La scelta del vostro genere musicale, considerando le sonorità folk, è secondo voi una scelta rischiosa per emergere nel panorama Nazionale?

La scelta di avere sonorità folk nella band è dovuta al mio gusto personale, passavo dal pop classico e volevo dare un tocco diverso alle mie canzoni, e ascoltando molto cantautorato e folk mi sono detto "perchè non provare a mischiare il tutto cercando una via più o meno personale per esprimermi"? La scelta non credo sia rischiosa, credo sia più rischioso cercare di "modificare" le proprie canzoni a seconda del gusto del momento o della "moda"momentanea più o meno condivisa dal pubblico, che dar vita alle proprie idee liberamente.

Come nascono i vostri testi e quali sono le storie da cui trai ispirazione?

I testi nascono casualmente, non scrivo testi lavorandoci per più di un giorno; è una cosa che non riesco a fare, o meglio non mi piace mettere mano a testi lavorati e pensati troppo. Mi faccio trascinare in quel momento di emotività/ispirazione e butto giù quello che ne esce. Le storie che ne escono fuori sono di personaggi che invento nella mia mente o, per quelle d'amore, sono inventate, desiderate, o invece già cose accadute a me personalmente. Nelle nostre canzoni ci sono tematiche ricorrenti come le storie appunto, ma anche alcol (forse colpa del vino, pedro il pescatore, ma l'amore ecc) e amore.

Quale è il punto di forza della band secondo te?


Il punto di forza della band forse non sta a me deciderlo, ma per quello che si evince dai numerosi concerti che abbiamo fatto, è la grande partecipazione del pubblico; questo mi fa pensare che, il fatto di arrivare "diretti" con delle canzoni molto "spensierate" e scanzonate ,fa si che le canzoni entrano subito nel cuore delle persone, e questo penso che sia il nostro punto di forza.

Quali sono le differenze trai i due dischi che avete autoprodotto?

Il primo disco “Quando gli asini voleranno” è stata una cosa molto "poco elaborata" o meglio: avevamo delle canzoni e non vedevamo l'ora di poterle fare ascoltare al pubblico e quindi non c'è stato un vero e proprio arrangiamento ben studiato per ogni pezzo. Il secondo disco “Montdersud”, che invece ha un buon lavoro di arrangiamento. Inoltre si è passati da un disco molto più folk, con strumenti anche particolari come darbuka, bouzouki e banjo, ad un disco molto più "pop" se si può dire (batteria, chitarre acustiche e solo una traccia con bouzoki). Ne consegue quindi anche un diverso stampo a livello di sonorità.

Quale è il brano che più rappresenta il vostro stile personale maturato negli anni?

Domanda molto difficile, forse il brano che più ci rappresenta è foulard (anche la più seguita e amata dai nostri fan) che parla di una ragazza elegante e bellissima ("bella come la Francia") che diventa una sorte di "musa", di donna "irraggiungibile". Una canzone spensierata e con una melodia molto diretta che entra subito dentro.

Avete dei riferimenti musicali noti?

I nostri riferimenti musicali sono molteplici; dal cantautorato italiano moderno come Mannarino, Brunori sas, al pop italiano come Negramaro, Cesare Cremonini passando a un folk come la Bandabardò, Nobraino, ad un cantautorato più classico (De Gregori, Dalla, Rino Gaetano).

Cosa pensate della scena musicale italiana?

Penso che finalmente con l'arrivo dell'Indie italiano (anche se parlare di "indie"comporterebbe un discorso da affrontare fatto di contraddizioni che non fa parte della domanda) si sia svegliato un pò l'interesse per la musica che prima non veniva apprezzata o meglio "cercata" dal pubblico. E' un discorso piuttosto complicato ma riassumendo in maniera semplificativa possiamo dire che ora finalmente c'è la tendenza di ascoltare e scoprire band che senza questa "cuirosità" non sarebbero mai usciti fuori dal loro contesto locale.

Pensate si faccia abbastanza per le band emergenti?

Per quanto riguarda la musica emergente comunque non si fa abbastanza anche se molte cose finalmente sembrano cambiare; resta difficile poter suonare live in locali, o meglio resta difficile ancora essere retribuiti il giusto per tutto il lavoro che viene fatto da noi musicisti. I locali cercano il risparmio e questo non contribuisce all'espansione della musica emergente ma ahimè si fa ancora molto affidamento alle tribute band che viene vista come "cosa sicura, che porta gente".

Quali sono i vostri progetti futuri?

I nostri progetti futuri sono molteplici; innanzitutto lavorare per l'uscita del terzo disco, vogliamo un prodotto totalmente "perfetto", di quei lavori che anche se ascoltato anni dopo potremo dire e essere tutti sicuri che "non cambieremmo davvero neanche una nota". Poi vogliamo poter crescere ancora, continuare a girare per tutta l'italia e portare a più persone la nostra musica.

A chi si rivolge la vostra musica? Quali sono i feedback positivi che ricevete più spesso dal vostro pubblico? Cosa sperate di trasmettere?

La nostra musica si rivolge ad un target davvero ampio, cerchiamo di coinvolgere tutte le generazioni, e come citato in precedenza il feedback positivo che riceviamo spesso è quello di mettere allegria alle persone; il fatto di creare canzoni spensierate e leggere rende il progetto molto appetibile e apprezzato poichè può essere ascoltato in qualsiasi momento della giornata e in qualsiasi stato emotivo. I complimenti più belli che ci arrivano dal nostro pubblico è quello di riuscire con la nostra musica ad allietare le persone e a dare loro un pizzico di leggerezza e allegria, che non fa mai male.


 
 
 

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